In occasione dell'European Maritime Day istituito il 21 maggio, la storia di Aniello Nasti

Il mestiere del marittimo: un viaggio tra professione e vita

In occasione dell’European Maritime Day, promosso dalla Commissione Europea il 21 maggio, la testimonianza di Aniello Nasti, Staff Captain e componente del Comitato del Lavoro Marittimo

La professione del marittimo è spesso sconosciuta, o comunque poco considerata, da chi non ne abbia avuto un contatto diretto o indiretto. Talvolta avvolta da racconti leggendari, questa carriera è in realtà una scelta concreta che garantisce sostentamento a migliaia di famiglie in tutto il mondo.

Si tratta di una categoria che comprende una vasta gamma di professionisti, spesso altamente specializzati, impegnati in operazioni complesse e fondamentali. Non si parla soltanto di ufficiali e sottufficiali di coperta e di macchina — figure indispensabili su qualsiasi tipo di nave, con qualifiche specifiche a seconda del mezzo — ma anche di un ampio ventaglio di ruoli presenti, ad esempio, a bordo delle navi passeggeri o di quelle impiegate in operazioni particolari: posacavi, navi oceanografiche, unità di perforazione, petroliere, gasiere, portacontainer e molte altre ancora.

Dietro ogni figura professionale del mondo marittimo vi è un percorso formativo rigoroso, regolamentato da normative internazionali, come la Convenzione STCW (Standards of Training, Certification and Watchkeeping), che stabilisce gli standard minimi di addestramento e certificazione. I marittimi devono acquisire competenze tecniche, pratiche e teoriche, spesso attraverso anni di studio, corsi specifici, addestramento in mare e periodici aggiornamenti. L’accesso a ruoli di responsabilità, come quello di ufficiale o comandante, richiede esperienza documentata e il superamento di esami abilitanti. Si tratta di una formazione continua, in cui la sicurezza, la responsabilità e la gestione delle emergenze assumono un ruolo centrale.

Il mio percorso nel mondo marittimo è iniziato nel 2004, tra i banchi dell’Istituto Nautico di Procida, dove ho acquisito le prime conoscenze fondamentali di questa affascinante professione. Dopo cinque anni di studio, nel 2009 ho conseguito il diploma e ottenuto la qualifica di allievo ufficiale di coperta, iniziando così la mia carriera a bordo di navi petroliere e carboniere. È stato un periodo intenso, fatto di apprendimento, sacrifici e crescita.

Una volta ottenuta la licenza da ufficiale di coperta, ho avuto l’opportunità di entrare nel settore passeggeri — una svolta decisiva per il mio cammino professionale. Mi reputo estremamente fortunato ad essere stato selezionato per una compagnia crocieristica di lusso, per la quale lavoro tuttora con orgoglio. L’ampiezza e la varietà degli itinerari mi hanno permesso di solcare mari e oceani in ogni angolo del pianeta: dall’Europa all’Africa, dal Golfo Persico al Sudafrica, dall’Asia all’Oceania, dal Mare del Nord fino all’Antartide, passando per il Mar Nero, l’America Centrale, il Sudamerica, il Canada e l’Alaska. Un viaggio continuo, che mi ha fatto scoprire non solo i luoghi più remoti del mondo, ma anche culture, popoli e storie straordinarie.

Naturalmente, non sono mancati i momenti difficili, come accade in ogni professione. La vita del marittimo comporta sacrifici profondi, spesso invisibili agli occhi di chi osserva solo il lato avventuroso del mestiere. La lontananza da casa, dalla famiglia, dagli amici e dalle proprie radici è una costante che bisogna imparare a gestire. Non essere presenti in occasioni speciali — compleanni, feste, nascite o anche solo una cena in famiglia — pesa più di quanto si possa immaginare.

A tutto ciò si aggiungono le difficoltà quotidiane del lavoro in mare: condizioni meteo avverse, ritmi intensi, responsabilità elevate e, a volte, quella che tra colleghi chiamiamo ironicamente “luna avversa”, quando tutto sembra andare storto. È l’altra faccia della medaglia, quella meno visibile ma fondamentale per capire davvero la complessità di questa vita.

Nonostante le difficoltà, uno degli aspetti più preziosi di questo mestiere sono le persone incontrate lungo il cammino. In questi anni ho avuto la fortuna di conoscere colleghi provenienti da ogni parte del mondo, con culture, storie e valori differenti. Da molti di loro ho imparato tanto, sia dal punto di vista umano che professionale. E credo, con umiltà, di aver potuto anch’io trasmettere qualcosa: un consiglio, un esempio, un ricordo positivo.

Lasciare un’impronta — anche piccola — in chi si incrocia in questo viaggio è forse uno dei risultati più gratificanti. Perché il mare unisce, e le relazioni che si costruiscono a bordo, in uno spazio ristretto e in condizioni particolari, sono spesso più autentiche e durature di quanto si possa immaginare.

Ho cercato di riassumere in questo articolo la mia esperienza di vita, profondamente intrecciata con quella lavorativa, maturata da quando ho deciso di intraprendere questa strada. Un percorso fatto di esperienze, emozioni, sacrifici e conquiste, sempre accompagnato da determinazione e voglia di conoscere.

Credo che ogni viaggio, se vissuto con passione e consapevolezza, possa diventare unico e portare con sé risultati importanti, non solo sul piano professionale, ma anche su quello personale.

A chi si affaccia oggi su questa rotta voglio lasciare un messaggio semplice, ma sincero: non fatevela raccontare, vivetela. Solo così potrete capire davvero se il mare è il vostro posto, se questa è la strada giusta per voi.